domenica 27 novembre 2016

La ricerca del cambiamento

C'è una mano madre, yin, e una mano figlia, yang: una ascolta il meridiano, l'altra lo lavora.
Il meridiano, il suo Qi anzi, risuona meglio quando viene contattato con una frequenza sua propria. Dipende dal meridiano, dipende dal ricevente. Dipende. 

Non c'è niente di scientifico in questo, nonostante generazioni di terapisti hanno sperato in una qualche giustificazione che li distinguesse una volta per tutte da maghi e affini. È tutto empirico. Funziona? Sì. Puoi farne un esperimento ripetibile da chiunque che, con chiunque, dia uguale o analogo risultato? No. Allora stacce, non è scienza nemmeno a questo giro, aspettiamo fiduciosi il prossimo.

Tornando a noi, il meridiano vibra, prendiamo in prestito questo verbo, e le due mani possono entrare in risonanza con tale vibrazione. Quando lo fanno il lavoro funziona meglio.
Ne parlavo con Clifford la scorsa settimana, a un suo seminario. È lecito, è utile cambiare la frequenza, cercare magari coscientemente di trascinare il meridiano a una velocità maggiore, o di rallentarlo? It depends. Ovvio, me lo aspettavo. It depends on your bank account. Questo un po' meno.
Lavora alla stessa velocità del meridiano e avrai tonnellate di clienti, saranno tutti contenti, rilassati, coccolati, soddisfatti, E torneranno.
Prova a intervenire, a cambiare qualcosa, e potrai a volte incontrare resistenza, perché nonostante uno sia venuto da te per un motivo, un disagio un disturbo, un dolore, non è detto che cambiare sia facile o piacevole. Magari si è adattato talmente tanto che tornare in uno stato di equilibrio gli sarà inizialmente sgradito. Ma quando ci sarai riuscito avrai risolto il suo problema. (E quindi avrai perso un cliente, da qui la battuta di Cliff sul mio conto in banca).

Mi vengono in mente i miei studi di chimica fisica, non che con questo voglia far rientrare la scienza dalla finestra.
Alcuni composti chimici si presentano in diversi stereoisomeri, che differiscono tra loro solo per l'orientamento reciproco dei propri componenti, e questa diversa configurazione spaziale dà alla relativa sostanza caratteristiche fisiche differenti. Alcune di queste configurazioni - date temperatura e pressione ambientali - sono più stabili di altre, il che si riduce, da un punto di vista energetico, a riconoscere che una certa struttura ha un'energia potenziale più bassa dell'altra. Allora perché ogni molecola non scivola spontaneamente giù fino alla sua forma più stabile?
Perché tra la configurazione in cui si trova e quella a energia potenziale minima esiste un picco, una barriera energetica, che può essere superata solo con l'aiuto di uno stimolo esterno.

Come se finiste la benzina su una montagna, e doveste spingere la macchina fino a valle, e sarebbe tutto facilissimo se non vi mancasse un ultimo piccolo, "insignificante" dosso per poi poter sfruttare la discesa finale.
Spingere fino alla cima di quel dosso non sarà facile, forse neanche piacevole, ma è l'unica via per scendere dalla montagna e arrivare a valle.
L'unica via al cambiamento.
fonte immagine: http://images.slideplayer.it/17/5439873/slides/slide_11.jpg (modificata)