domenica 13 marzo 2016

Il ricevente: chi è costui

Dove discuto del perché uno dovrebbe mai scegliere di ricevere shiatsu. Ma non me la tiro.


C'è chi un sintomo non ce l'ha, o almeno non viene con uno scopo preciso. "Voglio rilassarmi" la richiesta più comune. "Sono curioso", a volte. In quel caso è il suo corpo a indirizzare il trattamento. Il corpo lo sa, qual è lo scopo per cui è qui.
C'è chi invece il sintomo ce l'ha. Anzi, secondo una statistica fatta tra alcuni colleghi, validi quanto e certo più di me, chi ha un sintomo concreto sceglie preferibilmente e senza alcun motivo valido il sottoscritto. Tipo: mi fa male una spalla. Oddìo che male alla schiena. Ommadònna non riesco a girare il collo. In effetti la colonna vertebrale non è mai messa bene, ahimé, al giorno d'oggi, e squilibri presenti da quei pizzi tendono a viaggiare verso, o dalle, articolazioni fino a trasformarsi, amplificarsi, a volte a mimetizzarsi.
Un sintomo può essere anche, che so, la stanchezza, o la digestione pesante. "Me puzzano l'ascelle: che ce poi fa' quarcosa?" Sine, faccio io. A patto che te sei prima lavato, però (perché lo shiatsu, l'ho già scritto, va fatto in due, e poi se m'attanfi 'r futon - te 'o dico - me se prende a male).
Il sintomo è una faccenda molto personale. Molti sintomi addirittura nemmeno esistono fino a quando non ci accorgiamo della loro esistenza. Una collega ha avuto "in cura" un tipo cui faceva male un ginocchio. Dopo tre sedute pare se ne sia uscito con "Sai, non ti avevo detto che soffrivo di insonnia, ecco: mi è passata!": era così abituato che ne aveva fatto la sua normalità. 
Conviviamo coi nostri piccoli dolori, con le nostre somatizzazioni, le integriamo, le facciamo nostre e quasi ci affezioniamo. Solo quando ce ne liberiamo, se capita, se magari lo shiatsu le stana, ci accorgiamo che già da un po' avremmo potuto vivere più comodamente.

Sintomo in campana, lo shiatsu te stana... gajardo, ne farò il mio motto.


Nessun commento:

Posta un commento