venerdì 4 marzo 2016

Shiatsu dove: in barca

Affinità e divergenze tra il trattamento casalingo e quello "On Board"

Lo shiatsu è raccoglimento, allineamento, equilibrio. La barca si muove.
Già da questo si capisce qual è la differenza principale. Ma andiamo per ordine.

Il futon è aperto a prua. La tuga è flushdeck e gli unici ingombri sono il passauomo della cala vele e l'osteriggio del bagno. Ah, un attimo, ho sbagliato blog... riformulo:
Il futon è aperto a prua: la mia barca è piatta, sopra, e ben si presta, a parte un paio di aperture finestrate che, però, vengono agevolmente disinnescate con un paio di materassini in più. Il trattamento è ovviamente all'aperto. Ciò significa un sacco di sole - per questo sistemo un telo ombreggiante che protegge dalle ustioni operatore e ricevente - ma anche, a volte, di vento: quando ce n'è troppo, e ultimamente son stato in posti in cui il vento non te la manda a dire, bisogna rimandare. Negli altri casi utilizzo pesi da sub per trattenere gli angoli del futon, che altrimenti si cappotterebbe portandomi via la persona da sotto le mani.
La barca è questa, e quest'anno la zona di navigazione sarà più o meno quella dello scorso, ovvero l'Egeo tra Golfo di Atene, Cicladi, Creta e Dodecaneso.

Dal punto di vista logistico siamo a posto, tutto il resto non dipende dall'imbarcazione specifica o dal clima del giorno, ma dall'essere propriamente su un oggetto galleggiante che, per sua natura, non sta fermo.
All'àncora questo è evidente: anche semplicemente nel camminare bisogna tenere le ginocchia un po' più basse del solito, e molto più molleggiate. Perfino in porto, ben assicurati alla banchina, un minimo, impercetibile ondeggiare c'è sempre. E se la persona comune non se ne accorge, l'operatore shiatsu durante il trattamento sì. 
Il suo equilibrio, il suo allineamente accuratamente ricercato negli anni per portare esattamente il peso giusto e non un grammo di più ad ogni pressione, vanno immediatamente in crisi non appena comincia il trattemento. E allora?
Secondo un mio amico, forse meno velista di me, ma certamente più esperto nello shiatsu, perdendo i normali riferimenti di equilibrio si raggiunge in realtà l'optimum energetico, a patto di far partire tutto dall'interno. Suona astruso ma ha un senso. 
Dal punto di vista pratico io, che non sono un insegnante come Paolo, mi limito ad abbassare il baricentro, ad assecondare la barca - be like water - e a cercare l'armonia non solo con il ricevente ma anche con la natura che circonda entrambi. 
E anche questo, non c'è dubbio, ha un senso.


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