sabato 3 dicembre 2016

Il Chi, la barca e la ricerca del benessere

La scia si allunga, di giorno bianca e densa di vita, di notte luminosa come una chioma di sogni e di stelle. L'acqua scorre sulla carena, e romba, canta, sussurra, secondo il vento, secondo il cielo, secondo che il tramonto sia stato rosso o grigio.C'è rosso di sera da parecchi giorni, e il vento canterella nell'attrezzatura, fa sbattere ogni tanto una drizza contro l'albero, passa sulle vele come una carezza, e prosegue verso ovest e Madera, mentre il Joshua scende a 7 nodi verso sud, nell'Aliseo.Vento, mare, barca e vele formano un tutto unico, compatto e diffuso, senza principio né fine, che è parte e tutto dell'universo, di questo mio universo.
Bernard Moitessier - La lunga rotta

Diciamo che sono al comando di una barca ma non lo so. Non sono mai salito, almeno non ricordo, e certo mai saprò se e come scendere a terra. Devo farla andare veloce, ma non so cosa significhi. 
La particolarità vera è che ho un campo visivo ridotto, come se guardassi la realtà attraverso un tubo stretto e lungo, che a 5 metri mi permette di vedere pochi cm di bianco quando lo punto verso la vela, o di nero quando guardo verso il winch. Non posso accorgermi di come sono fatti, e il collegamento meccanico tra i due è talmente lungo da seguire che per quanto ne so non esiste. Sento dell'aria sulla guancia: è il vento ma non so cos'è, il vento. E il mare in burrasca non l'ho mai visto anche se da sempre ci sono nel mezzo: ogni tanto barcollo un po', mi sento scosso, ma chi mai potrebbe immaginarsi l'esistenza dell'onda senza mai averla vista frangere? 
Quando le vele sono a segno la barca corre leggera e potente e io, ignaro, mi sento bene.  Ma il vento cambia e le vele fileggiano. La barca si muove stanca ed è preda del rollio, e io, altrettanto ignaro, con lei. 
La Medicina Tradizionale Cinese si è accorta che ci sono dei segnavento verdi e rossi (non sa che sono segnavento, certo) sulla vela, e che quando questi sono paralleli tra loro la barca dà il massimo. Questo, lo ribadisco, senza che io sappia di essere su una barca anche perché in questa metafora se pure ne vedessi una non la riconoscerei per quella che è. Si è accorta, anche, che muovendo un poco il timone (non sa che è un timone, né ha una bussola per capire che è la barca che si muove) si controlla il comportamento dei segnavento. E questo fa lo shiatsu. Muove il timone senza chiamarlo per nome, senza sapere da quanti e quali pezzi è composto, fino a riportare la barca al vento. E questo seguendo non la vista o la conoscenza fisica del fenomeno, ma la vaga sensazione di fresco su una delle guance, il ritmo del rollio e del beccheggio. Vedo solo due fili, mi adopero a renderli paralleli e ottengo il benessere. 
Questo è per me la Medicina Tradizionale Cinese: un sistema di metafore (il Chi, Yin e Yang, Kyo e Jitsu) per ordinare organicamente, e ricordare, e ragionare su, una realtà fatta di venti variabili, mura a dritta o a sinistra, andature di bolina o al lasco, mare calmo o mosso, che non si ha la possibilità di indagare e comprendere. E tuttavia funziona, perché agisce sul timone che rimette in rotta la barca accostando esattamente quando serve e di quanto serve. 
Non c'è bisogno, a o almeno io non ne ho, di aver cieca fede nella rivisitazione pseudo scientifica del "Chi" come energia nel senso e=mc^2, orbitali elettronici, biofotoni e tutte le cazzate che precedono e seguono, per avere fiducia nel mio shiatsu. 
Trovo utile invece, se non essenziale, attenermi alla antica metafora, a "credere" nelle sue forme e a seguire quanto essa suggerisce, perché so che per quanto forse, probabilmente anzi, non descriva la realtà, ma fa andar bene la barca, e l'importante è che la nostra scia si allunghi fino all'orizzonte.
Che poi, a ripensarci, la realtà è così sopravvalutata... 

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